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PARTE PRIMA


dal lido far voti crudeli a Nettuno ed a Nereo perché mi traessero negli abissi loro, ed invocare i mostri voraci del mare, e schernire con ribalde parole quella mia trista ansietá. Minacciavano quindi i nocchieri se mi davano ricetto, ed offerivano loro guiderdone se mi respingessero inospitali. Pur la umanitá di quelli prevalse, da’ quali fui raccolto dalle onde e ricoverato nelle navi. Non cessarono però que’ barbari di esclamare dal lido ch’io fossi respinto nel mare, talché venni costretto ad umiltá insoffribile al domatore di tante nazioni, pregare sommesso in logora scafa uomini plebei, manifestar loro il mio nome illustre, e insieme la ignominiosa mia fortuna. Pur la riverenza di quello vinse le ingiurie di questa: essi alteramente risposero non consentire a quelle inchieste feroci, e si abbandonarono al vento. Si rivolsero poscia alla foce del Liri, dove entrati approdarono.

Io scesi alquanto ricreandomi sulla ripa erbosa e tranquilla. Ma fu breve il conforto, perché vidi all’improvviso la nave in alto, onde rimasi muto per lo stupore di questa nuova perfidia. Era cosí gran delitto il sentire alcuna pietá di me, che i nocchieri, giá pentiti di averla mostrata, mi aveano abbandonato come un peso funesto. Io quantunque oppresso, non vinto dalle crescenti sventure, mi avviai fra malagevoli fosse ed algose paludi, finché pervenni al tugurio di provetto agricoltore. Il quale riconoscendomi alle sembianze piú volte vedute ne’ trionfi, benché allora oscurate dal nembo de’ mali, fu commosso dalla mia indegna condizione e mi nascose dentro una cavitá ricoprendomi di alga e di canne silvestri. Cosí Mario, al cospetto del quale fuggivano tremanti le piú fiere nazioni, rimanea palpitando sotto quel vile ingombro. Ma che non puoi, malvagia fortuna! Sopravvennero intanto gl’insidiatori, e giá io li sentiva garrire col pietoso ospite mio, perché svelasse dove egli avea nascosto il nemico de’ Romani. Oh nefande parole, ch’io stesso udiva sepolto in quella ignominiosa cavitá, né morii di sdegno per sopravvivere alla vendetta! Quindi per vie piú deludere i miei ricercatori, m’immersi nudo nella vicina palude tanto che ne rimanea fuori il solo capo ingombrato dagli arbusti di quella. Ma invano, perché scoperto immantenente, come fiera condotta in pompa da’ cacciatori, fui tratto