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PARTE PRIMA
io lieto incontrerei cimenti per conversare teco, e con la tua scorta
conoscere queste anime illustri, e gustare i loro alti concetti!
Or dimmi: chi è quell’ampia e robusta larva la quale con fronte
minacciosa e torve pupille s’inoltra formidabile, quantunque
tacita ed inerme? — E Tullio rispose: — Vedi grande e crudele
anima, nella quale non distingui se piú si debba lodare il valore
o biasimare l’atrocitá. Egli è Caio Mario, il trionfatore di Giugurta
e de’ Cimbri, né credo sará muta presso voi la sua fama. —
Io rivolsi allora gli occhi ansiosi a contemplare la sincera immagine di tanto prode e tristo Romano. Intanto egli stesso mi porse occasione di meglio considerarla, perché fece autorevole ed alquanto sdegnoso cenno con la destra, per cui sgombrò innanzi l’ampio suo petto le ombre volgari. Elle, fremendo come ruscelli, cedevano con maraviglia rispettosa. Quand’ecco Mario con fiera voce incominciò: — E dove or sei tu, Giulio Cesare,
11 quale poc’anzi turbasti i silenzi di morte accusando le imprese di mia giusta vendetta? Non ti conobbi se non fanciullo, ed ora mi è grave l’ardimento col quale insulti la gloria mia, che pur vivendo fui chiamato Nuovo Fondatore di Roma. — Si mostrò Cesare altiero, e disse: — Eccomi, ti ascolto. — Mario lo rimirava con occhi torvi, e parea frenasse la voce irata a stento; quindi proruppe:
— Una patria come questa rea di sangue, solo col sangue dovea espiarsi. Entrò in lei Siila come in cittá vanta d’assalto, ed io abbandonato dalla vostra viltá fui costretto fuggire. Solo rimase con me Geranio, mio figliastro, col quale pervenni in Ostia dove, con prospero vento, m’imbarcai. Il cielo però, emulo della instabile mia fortuna, da sereno si mutò repente in procelloso. Giá i turbini sospingevano inesorabili la nave alle spiagge d’Italia, quasi bramosi di darmi in preda a’ sicari sillani che le trascorrano come veltri in traccia di fiera. Io glorioso per magnanimi pericoli, terrore de’ barbari, difensore della Italia, nella quale il suono delle mie imprese dovea adunare seguaci ad ammirarmi e sostenermi, ridotto allora a fuggire anzi da quella come reo perseguitato, ed affidare la mia salvezza a sdrucito palischermo, evitava il patrio lido tutto sparso di traditori. Ma la crudele fortuna