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PARTE PRIMA


Ma uno spettro la raggiunse, impugnò la sparsa di lei capellatura, squarciò il velo, e mostrando all’Emiliano quel volto dolente, disse: — Eccola, non la ravvisi? — Questi subitamente sciamò:

— O mia consorte, o Sempronia, perché da me fuggi, e perché in tal modo manomessa? —

— Taci, — rispose con ira quello spettro il quale la ratteneva, — perocché allora fu trista fama che si dimostrasse, in quella per te estrema notte, costei ben piú sorella de’ Gracchi, che tua consorte. Ella pertanto fuggiva spinta dalla conscienza del suo misfatto. —

Mentre quegli dicea, la donna scuotea il capo e tentava di sciogliere i capelli dalla mano che li stringea. Ma invano, perocché lo spettro vie piú sottomettendola minaccioso, aggrottava le ciglia e fisava in lei torve le sue pupille. Ella tenea dimesse le palpebre, ed appena ardí alquanto innalzarle per rivedere il suo consorte, ma poi immantenente le declinò, come se quella vista le fosse dolorosa. Tutta l’adunanza era ingombrata da un mesto silenzio, quando l’Emiliano pose la destra alla fronte quasi mostrasse orrore di quel sospetto. Fiso quindi gli occhi a quello spettro il quale tenea la donna sottomessa, e riconoscendolo pro ruppe: — Ahi ben amato Lelio, pur mi serbi la tua dolce e quasi fraterna benevolenza? — Quegli divenne lieto, sciolse la donna, stese a lui la destra, e rispose: — La virtú è immortale. — Quindi mirando la donna che disciolta fuggiva, egli aggiunse:

— Or sappi che ti sopravvisse colei vita contaminata da sospetti ignominiosi. Suonò un tristo remore ch’ella in quel tradimento fosse ministro crudele della plebea congiura. Ecco non ardiva alzare a te le insidiose pupille, non muovere le simulatrici labbra, non sostenere la presenza tua. Oh stirpe funesta! Né tu, Caio, fosti esente dal sospetto di esser complice fra quelle tenebre fatali. Né tu, Cornelia, quantunque d’illustri costumi, fosti libera dalle odiose imputazioni per quel tristo avvenimento. —

Alle quali parole divenne vie piú maestosa la matrona, chiese con la destra silenzio, fiso le pupille all’Emiliano stesso, e con intrepido volto rispose: — Certo io non so qual delle nostre sorti sia la piú indegna, o Quiriti miei: se la mia per la quale soggiac