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NOTTE I - COLLOQUIO VI


cere co’ misfatti. E pure me, tribuno vostro, fratello di questo poc’anzi a voi caro e per voi morto, abbandonaste al furore de’ Conscritti. Non ebbi fra voi un solo che mi difendesse: mi vedeste oppresso senza prestarmi altro conforto che di parole, esortandomi diverse voci vostre vilmente a fuggire. Mi sottrassi alfine, e mi ricoverai, siccome asilo conveniente alla mia disperazione, dentro la selva alle Furie consacrata. Fremea in quella il vento e corrispondea alle mie querele contro la sconoscente plebe e la perversitá della fortuna. Rimanea meco soltanto il mio servo Filocrate, il quale mi prestò gli estremi uffizi della sua fedeltá immergendomi nel cuore la spada. —

Qui il tribuno tacque. La sua consorte appoggiava mesta ambe le mani sull’omero di lui, e declinava sovr’esso la rosea guancia in atto di molle abbandono. Egli volgea verso lei il volto, nel quale erano in conflitto costanza e commiserazione. Io avea giá considerato, mentr’egli ragionava, che quanto il suo fratello era grave, posato e decoroso nel porgere, altrettanto questi declamava con veemenza spesso tendente all’ira. Tutti gli spettri sembravano tacendo rivolgere ne’ loro pensieri gli uditi ragionamenti. Nella qual sospensione vidi inoltrarsi una armata larva simile a guerriero in procinto. Ella scuotea le armi sue con minacciosa baldanza, e insieme fisava le truci pupille a’ due fratelli tribuni. Risonava l’aere per lo squillo dell’armadura. Quelli taceano quasi vinti da maraviglia; ma la madre loro volse i maestosi occhi allo spettro audace, piegando la manca sul fianco e la destra ad una tomba de’ suoi. La nuova larva cosí allora incominciò:

— Siete, ben vi ravviso, fratelli sediziosi, stirpe funesta alla patria, i quali senz’armi faceste a lei guerra piú fatale d’ogni aperta violenza. Voi seducendo la plebe con la impossibile eguaglianza delle fortune, eccitaste perniziosi tumulti non che in Roma, in Italia tutta. Fosse pur la tanto da voi promossa legge utile e giusta nel suo principio, quando però da secoli era trasgredita, non si potea richiamare alla osservanza che inducendo nelle proprietá una tumultuosa incertezza. Contro la quale perturbazione della giustizia alzarono meritamente gli Scipioni la fronte