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PARTE PRIMA
quella mia perplessitá. M’inoltrai pertanto come spingessi la fronte
dentro un abisso, e chiusi gli occhi dell’intelletto per non vederne
la spaventevole profonditá.
Allora quel magnanimo Pompeo, il quale si vantava continuamente che dove egli percuotesse la terra col piè ne sarebbero uscite le intere legioni, fuggí non che da Roma dalla Italia, quantunque avesse numero superiore di combattenti. I popoli cedevano alle mie squadre, vincitrici piú con la generositá del perdono che mediante le imprese di sangue. Incalzai Pompeo fino in Grecia, sempre ed invano a lui proponendo la pace a discrete condizioni. Fui quindi costretto all’estremo esperimento di mia fortuna in Farsaglia, dove io non riconobbi piú il gran Pompeo, il quale come oppresso da fato pernicioso, mal combattendo, fuggi. Che se di alcuna virtú della vita caduca io posso compiacermi in questa immortale, certo è quella per la quale temperai in quel giorno sanguinoso i crudeli effetti della sconfitta. Poiché vidi certa la vittoria, io trascorrea le squadre esclamando a’ miei: «Perdonate a’ Romani». Al qual mio clemente imperio, i vinti rimaneano in campo sicuri, né tentavano sottrarsi perché affidati alla mia benignitá. Senza gioia stetti vincitore, io Romano vivo fra spenti Romani. Poi contemplando quel frutto acerbo delle discordie civili, io con voci dolenti, e udite da vinti e da vincitori, non cessava di lamentarmi della orrenda necessitá che mi avea costretto a stringere le armi quando ogni legge era schernita, ogni diritto vano, ogni autoritá vilipesa. Né pago di perdonare a quanti dopo quella vittoria imploravano la mia pietá, volli togliere anche a me stesso ogni occasione di vendette. Perché ritrovate molte lettere scritte a Pompeo da suoi fautori, le feci ardere senza leggerne alcuna. Cosí io nascosí a me stesso gli odi altrui per vivere piú tosto in pericolo che in sospetto.
Tu poi, o Bruto, in quel medesimo giorno della battaglia fosti una delle maggiori sollecitudini mie. Tu seguace di Pompeo quantunque ti avesse ucciso il padre, stavi in Farsaglia contro me che sempre ti avea amato qual figliuolo. Io trascorrendo le squadre in procinto, comandai a ciascun guerriero che teco non usasse l’armi, e ti lasciasse il varco a sottrarti da quelle. Mi pai