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PARTE PRIMA


l’ombra irata la quale si calmò, e dava segni di riconoscere in lui una benevolenza antica. Io ben conobbi che il nuovo spettro era il dittator Cesare, tanto dal suo ragionamento, quanto dalle sembianze sue a noi serbate in monete e simulacri diversi. Stava io pertanto bramoso ascoltatore di cosí eccelsa contesa, quando Tullio interponendosi fra Bruto e il Dittatore con discreta voce: — Plácati, — disse a questo, — o grand’anima, perché Bruto non odiò te, ma la tirannide tua. In vita fosti ammiratore della virtú anche de’ tuoi nemici, e quella mirasti con lieta fronte, e lodasti con benigne parole anche fra gli atroci odi civili. Ben sai quanto rigore stoico fu ne’ di lui costumi, quanta integritá nella vita, quanta innocenza ne’ desideri; e però in lui mosse il braccio feritore, se non soffri ch’io dica la virtú sincera, tollerar devi ch’io affermi una illustre immagine di lei. —

Il Dittatore giá placato ascoltava quelle esortazioni, e lieto rispose: — E che non può la tua favella trionfante, dalla quale io giá fui vinto maravigliosamente nell’accusa di Ligario? Mi caddero dalle mani gli scritti ne’ quali erano prove manifeste del suo delitto, e lo assolsi, non persuaso, ma commosso. —

— Fu questo,— aggiunse Tullio, — ben piú l’effetto di tua naturai clemenza, che della facondia mia. — E Cesare prontamente rispose: — Fu effetto d’entrambe, se vuoi conciliare con equitá le nostre opinioni, e d’entrambe raccogliemmo di poi non degno frutto: io vidi fra gli ucciditori miei quel Ligario stesso. Or pensa qual uomo tu salvasti con la lingua, e quale io con la clemenza. —

Mentre quegli cosí ragionavano. Bruto rimanea tacito con grave contegno. Quindi Tullio, rivolgendosi a lui, gli porse la destra benevolmente dicendo: — Compiesti la impresa, e devi essere pago ornai di avere offerta alla patria una vittima cosí illustre. Il serbare qui gli antichi rancori, quando le oneste cagioni loro sono tolte dal tempo, sarebbe ostinazione vana piuttosto che generosa costanza. Io quindi ti prego, per quella autoritá di benevolenza ch’ebbi presso te nella vita, e per quella comunicazione di chiare dottrine la quale moderò le nostre cure civili, a mostrarti ora magnanimo qual fosti. Se le membra giá inferme