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NOTTE I - COLLOQUIO II
gli stendendo le braccia rispose: — Son quegli, ancora pronto
ad uccidere tiranni. — Quindi le ombre amiche si mescolarono in
vani abbracciamenti, procurando di soddisfare con le umane consuetudini
l’antica benevolenza loro.
Mentre quelle però godeano un tal dolce riconoscimento, usci fuori della turba con impeto una larva sdegnata, la quale avvicinandosi a quella coppia, fremendo proruppe: — Di che andate voi cosí lieti, quando insieme con Cesare cadde la patria, alla quale fu tolto un benigno moderatore delle discordie sue? — Bruto rivolse i biechi sguardi a quell’ombra, e disse cruccioso: — O vile Antonio, ancora sono le tue parole convenienti a’ tuoi depravati costumi! Ma poiché in vita fosti cosí schernitore di ogni virtú, lascia che ora almeno, senza la molestia delle tue derisioni, possiamo confortarci, anime da’ secoli separate e dalla benevolenza unite perpetuamente. —
Ancora Bruto cosí dicea, quando un’altra larva pur con impeto si mosse, quasi accorrendo a gravissima contesa. La moltitudine lasciava ch’ella s’inoltrasse, come cede il volgo apparendo nobile persona. I due spettri, i quali aveano incominciato a garrire, tacquero, e guardavano a quella. Ella intanto veniva tacendo, e fisava in loro le torve pupille. Era quel silenzio come la calma che minacciosa precede i turbini devastatori. Quindi ella esclamò: — Perfido Bruto, con quali voci di tripudio malvagio vai turbando questi silenzi di morte? Benché il torrente de’ secoli debba avere ornai sommersa la memoria del tuo misfatto e della mia compassionevole morte, in te arde perpetua l’ira, come or fossero le funeste Idi di Marzo! Dunque il sangue mio dalle tante ed ampie ferite sgorgato, non saziò quella sete che ne avesti? Eppure anco gli odi ostinati sogliono temperarsi non solo con la morte della abborrita persona, ma spegnersi del tutto per la pietá del fato comune. —
Cosí dicendo fisava in Bruto le sdegnose pupille. Tacea questi, e il suo silenzio manifestava ch’era l’intelletto immerso in alti pensieri. Perocché intrepido e severo, ma senza ira o derisione, con magnanimitá di stoica disciplina si mostrava ancora invitto dalla fortuna. Antonio allora si avvicinò con benigni atti a quel