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NOTTE I - COLLOQUIO I
Niuna qualitá nostra è simile o proporzionata a queste della terra.
Per voi il tempo, lo spazio, il moto sono il fondamento e la norma
d’ogni scienza, e per noi sono qualitá ripugnanti. Imperocché
niuna misura ha il tempo infinito; niuna estensione e cambiamento
di luogo conviene a tale sostanza che non ne ha, e non ne occupa
alcuno. Or ti sia manifesto, anche in tanta oscuritá, che impossibile
è fra noi ragionare di questo argomento. Pure, adombrando con
umane parole i segreti della seconda vita, sappi che siamo ingolfati
nel pelago del tempo, nella immensitá del quale, non che uno
estinto, le intere generazioni altro non sono che una fronda che
spinta dal vento galleggia ne’ flutti. E come nella vastitá del
vostro mare sarebbe avvenimento quasi impossibile che alcuni
notando naufraghi s’incontrassero, pensa quanto piú lo sia in
questo senza fondo e senza lidi, nel quale se tu spingi il pensiero,
vi si turba, vi si stanca, vi si smarrisce, e ti avvisa di non lanciarti
vanamente oltre i confini dell’umano intelletto. —
Io ascoltava con incredibile ansietá cosí misteriose parole, e quantunque fossi ingombrato da riverenza per quelle, pure quanto
10 stesso avea poc’anzi veduto, l’adunarsi cioè gli spettri e ragionare con Tullio, a me sembrava ripugnante alla difficoltá da lui asserita d’incontrarsi nell’oceano intellettuale. Gli manifestai quindi questa mia perplessitá con discrete parole, ed egli mansueto rispose: — Lodevole cosa è del pari il consentire a discorso evidente, come
11 dissentire dal contrario, perocché sono entrambi segni d’intelletto sincero. Ma eccomi deliberato a toglierti dall’animo questi dubbi molesti. Eravamo dispersi, e divisi da immensi intervalli nel mare del tempo, né mai alcuno fra noi si era incontrato in questo silenzio eterno, quando udimmo un suono come di tromba, il quale ne convocava a questa parte della terra. E noi seguendone la scorta, come naviganti che mirano il faro nelle notti procellose, qui siamo concorsi in moltitudine innumerevole, e concorriamo. Vedemmo subitamente che queste erano le tombe di coloro i quali con mirabili imprese furono principali autori della grandezza romana. In loro sempre la patria collocò ne’ pericoli le sue speranze, e la sua fiducia nelle prosperitá. Le piú superbe nazioni udivano palpitando il nome di questa progenie. Or che da rustico ferro