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PARTE PRIMA
tentosa eloquenza, volgendomi allo spettro, in latino idioma, piú
acconciamente ch’io seppi, ragionai in tali sentenze:
— Salve, chiunque tu sei, il quale con si eccelsa facondia parli di argomenti superiori alla infermitá della mente mia. E quantunque io non valga a ben penetrare i tuoi maravigliosi concetti, pur ciò intendo, che tu fossi al nostro mondo lingua non che eloquente ma divina. Vedi che questo ingombro delle membra fa umili i miei pensieri: i tuoi invece, disciolti da tal peso, s’innalzano purissime fiamme al cielo. Che se in te hanno alcuna potenza gli umani preghi, io ti scongiuro a scendere alquanto dalla sublimitá delle tue speculazioni, e ragionar meco in modo conveniente alla fievolezza mia. Risonano le tue parole di celeste armonia, splende in esse la luce delle sempiterne dottrine. Sono queste mie come vagiti al paragone delle tue, e però degnati scendere a questa umana imbecillitá, affinché io possa vantarmi d’avere favellato con una incorporea sostanza. Deh se le rigorose leggi della morte comportano una tale inchiesta, svelami se fosti mortale a noi simile, come è l’apparenza or tua; dove, quando vedesti il nostro sole; che nome fu il tuo, il quale io congetturo che lasciasti a noi chiaro ed eterno. —
Io tacqui, ed egli fiso in me le splendide pupille con alquanta benignitá; poscia sorrise, ma senza che si scemasse la dignitá del volto, manifestando una onesta compiacenza delle mie preghiere. Quindi m’interrogò: — Per qual cagione stai qui vegliando ne’ silenzi di morte, quando i tuoi simili giacciono placidi nella obblivione delle cure? — Ed io sommesso risposi: — Ecco io sono fra queste spoglie illustri, e qui mi tiene la pietá di vederle non meno che la maraviglia di quella virtú ch’ebbero in vita costoro, lo continuamente ho l’animo intento a lei, e la sua grandezza m’empie cosí l’intelletto, ch’egli non dá ricovero ad altri pensieri. —
A queste mie parole divenne vie piú serena la fronte di quello, e poiché rimase alquanto guardandomi con benevolenza, cosí m’interrogò: — Or se ti fosse conceduto ragionare con alcun Romano, quale prima vorresti? — Io, come giudizio giá antico nella mente mia, subitamente risposi: — Marco Tullio Cicerone. — A tale risposta da me profferita con gioia, lo spettro quasi mosso