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PROEMIO


volto loro sollevandone il lembo con la mano. Erano alcune fronti giovanili tanto copiose di capelli, che ne rimaneano occupate le sembianze. Questi pertanto li divideano con le mani a mezzo del volto; altri li gettavano dietro gli omeri; quelli mostravano ancora, nella calvezza e ne’ capelli canuti, essere trapassati in anni senili. Aveano le fanciulle, spente nella primavera della vita, floride le sembianze, quantunque oscurate dal tristo letargo della morte. Avvegnaché tutte quelle immagini teneano da prima le palpebre dimesse, e come gravate dal sonno eterno, e poscia innalzandole a stento, rivolgeano a me con tardo moto le pupille.

Rimaneano cosí quasi non ancora ben deste, quando vidi, nella piú remota cavitá di quegli antri, splendere la fosforica luce, e insieme avvicinarsi con maestoso portamento una larva, simile alle immagini consolari, avvolta in candida toga. Il volto benigno spirava una dolce dignitá: denotava quel tempo che declina alla vecchiezza, ma non vi è giunto; solo a vederla conciliava rispetto, destava la maraviglia. All’apparire della quale tutte le altre uscirono dalle tombe, e la circondarono con segni manifesti di onorarla. Mormoravano anche in suono simile a’ gemiti, il quale esprimere io non posso. Si collocarono poscia intorno a lei in atteggiamenti di ascoltarla: quella stette nel mezzo con autorevole modo, ed io sommesso rimasi appoggiando il fianco ad un avello. Lo stupore, la riverenza non solo mi frenavano le parole dentro le fauci, ma l’alito stesso mi rattenevano affan noso.