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PARTE PRIMA


orientali, e ne ripose le ceneri nel tempio della Giustizia Vendi catrice. Rimase il busto nella arena insanguinata esposto alla curiositá delle turbe. Ma quando quelle si saziarono di contemplarlo, il tuo liberto Filippo lo purgò nel mare, e con la sua tonaca lo ricopri. Né avendo altra materia di rogo, lo adunò con le tavole di una sdrucita nave abbandonata sul lido. Coperse di poi con quella indegna terra le ceneri tue. Esequie illustri per la sincera pietá di quel servo, ma vili al paragone della tua fama! —

Quegli stette alquanto in silenzio pensieroso, quindi le disse: — Giá i nembi avranno disperso quel pugno di polvere, e confusi gli atomi suoi nel grembo degli elementi; giá il mare avrá sommersa l’umile tomba; neppure il luogo ov’ella fu, potrá indicarsi a’ naviganti. Ecco la fine delle umane sollecitudini! Appare l’uomo sulla terra come fuggente immagine di sogno; passano i secoli sulle tombe superbe, e le disperdono al vento. La fama solo delle opere illustri può vincere la tirannia del tempo. Se ancora suona fra’ mortali quella delle mie, stimo lieve ingiuria 11 vilipendio delle ossa. —

Io percosso da quella sentenza, fui prossimo a confortare il magnanimo Pompeo facendogli testimonianza ch’era presso noi celebrato ed immortale il nome suo. Ma poich’erano gli spettri occupati a ragionare fra loro, né curavano la mia presenza, rattenni le parole, e riverente proseguii ad ascoltare.

Rimaneano tutti sospesi in silenzio perché Pompeo guardava intorno a sé in aspetto autorevole, come avvezzo all’imperio deH’armi, né volgea ad alcuno specialmente la favella. Poscia quasi da sé sciamando proruppe: — Ma di te, Roma, che avvenne? — Era la sua voce in suono dolente, quasi tem sse ingrata risposta. Allora gli si avvicinò Tullio e disse: — Cesare percosso da’ migliori a’ piè della tua statua, la spruzzò del sangue suo. Ma Ottaviano di lui nipote, erede non meno delle ricchezze adunate con le stragi che della tirannide, tanto in questa lo superò che fece compiangere la morte sua. Costui, giovane di feroce indole, avea innanzi a’ sanguinosi pensieri Cesare tradito perché leale, Siila onorato perché sterminatore. Nel medesimo tempo quell’Antonio, contro al quale cosí indarno vibrai