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NOTTE III - COLLOQUIO III
cittá e trecento nazioni, ho combattuto cinquanta giornate contro
ben tre milioni di armati, e se onesto è il vantarsi delle stragi
fra’ morti, ho spinti quaggiú col ferro un milione di spettri? —
Pompeo intanto ascoltava tacendo quelle fiere parole. Il suo aspetto è maestoso e alquanto simile nel volto ad Alessandro Macedone. Tutti rimaneano con atti riverenti aspettando ch’egli si avvicinasse, fuorché il Dittatore il quale gli si fece incontro. Quegli si fermò, e questi rimase a poco intervallo da lui. Quindi si guardarono scambievolmente con marziale contegno, ricordevoli della antica emulazione. Taceano quasi fossero i loro pensieri maggiori di ogni favella. Erano minacciosi gli occhi, le ciglia aggrottate, e posavano ambi la destra sull’elsa della spada. Pompeo giá parea lento denudarla. Quand’ecco s’interpose loro una larva muliebre in candida stola. Ella con ambe le mani gettò sugli omeri il velo che le copriva la fronte, e mostrò le illustri sembianze. Erano dolenti, ma belle, ma degnissime di pietá. Le stille della angoscia grondavano da’ pietosi occhi sul grembo come rugiada. Pose quindi con affettuoso contegno la delicata mano sulla destra di Pompeo, e disse: — Ahi neppure la morte sedò in voi la discordia civile! —
Pompeo si rivolse a lei, ed al suono di quella voce apparve immantenente calmato. Cesare si ritrasse alquanto, e stette ammirando la donna maestosa. Ella cadde allora abbandonata sul petto di Pompeo, e stringendo con le molli braccia quegli omeri marziali, mestamente sospirò. Gli aurei e lunghi suoi capelli scendeano sul candido seno. Anche Pompeo con volto dimesso gemendo la sostenea, cosí pietoso che qualche lagrima io vidi grondare da quelle pupille intrepide a tanti esterminí. Molti fra le spettatrici larve si coprivano co’ pieghevoli manti il volto, nascondendo scambievolmente una estrema tristezza. Ma la donna sollevò la fronte sconsolata, dalla quale sgombrando i capelli, con soave fiato: -— Misero, — disse, — o magnanimo consorte! Io, io stessa ti vidi in quel medesimo giorno, nel quale pochi anni prima avevi qui trionfato di Mitridate, scendere oppresso nelle arene di Egitto, e cadervi svenato. Perché ricorresti mai alla barbara Lidia infame per le sue frodi? —