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PARTE PRIMA
Muse. Eppure gli Egizi, che nascondono la origine loro nella caligine
del tempo, furono celebrati come precursori e maestri di tutte
le genti nella contemplazione del cielo, nella investigazione della
terra, nella magnificenza delle arti. Durò la vasta loro dominazione
oltre venti secoli, né l’onda del tempo avrá forse prostrate
quelle orgogliose moli dove giaceano le umili insegne della morte.
Furono gli Etruschi, innanzi noi, potentissima gente famosa in
ogni arte e disciplina. Erano gli antichi Persi venerati per que’
loro sapienti Magi. Fu il regno de’ Siri ampio, florido e lungo
quantunque amatori di studi leggiadri, specialmente sotto il
benigno scettro di quell’Antioco non dal terrore ma dalla ammirazione
cognominato Grande qual era. Fu pur durevole ed illustre
il regno del Ponto, il quale ebbe sul trono quel Mitridate in ogni
scienza tanto maraviglioso, che sembrava avesse dalla natura
Timperio di tutte. Ma se tu come avverso a’ monarchi ed a’ loro
soggetti, nulla pregi gli esempi dedotti da quelle tirannidi, volgi
il pensiero all’oriente, e vedi l’avventurosa, leggiadra, formidabile
Grecia, madre di preziose dottrine. I simulacri, le dipinture,
i monumenti, la facondia, i poemi non iscemarono in lei il disprezzo
della morte, né il caldo amore di libertá. —
— Giacché, — Porzio interruppe, — tu mi parli delle greche repubbliche, io ti rammento che fra loro una sola fu durevole, cioè la sobria, l’austera, la ferrea Sparta. Erano da lei sbandite le sterili speculazioni, la facondia lusinghiera, la insidiosa dolcezza de’ poemi ed ogni disciplina atta ad ammollire il petto con soavi corruttele. Ella feroce ma grande, lasciò ad Atene lo scalpello e lo stile, e strinse il brando. Quindi Atene, ad onta delle sue leggi famose di Solone denominato il Sapiente, cadde in breve sotto la tirannide di Pisistrato. E Sparta invece, la quale custodiva gelosa la sua austera semplicitá, Sparta sola fra tutte le nazioni durò piú che sette secoli costante nelle sue leggi e ne’ suoi costumi. La eloquenza stessa fu in lei nemica d’ogni orna mento, avara di parole, ricca di pensieri, grave, nuda, vittoriosa. Cosi parlano gli uomini i quali piú nel fare che nel dire pongono gli studi loro. — Tacque, volse gli omeri e si dileguò, quasi gli fosse molesto quel ragionamento.