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NOTTE III - COLLOQUIO I
brevi contentezze! O padre, ecco la ferita, io non me ne dolgo. —
Cosí dicendo con alito soave, lamentevole quasi colomba, ella
mostrò nel petto verginale un’ampia ferita ancor palpitante.
Quegli volse la fronte, gettò il ferro, chinò gli occhi, li ricoperse
con la destra, commosso a nuovo dolore per quell’antico cimento.
Corrispondea a quel doloroso atto la comune pietá delle turbe, le quali susurravano in meste parole. Ma fra tutte uscí la voce di Marco Bruto, il quale esclamò: — O prode Virginio, quant’era piú illustre la tua impresa, se quel ferro, ancora fumante del casto e caro sangue di lei, avessi immerso nel tuo petto imman tenente! — Quegli rispose: — Il sopravvivere a lei fu prova maggiore. Io accolsi agonizante fra le braccia questa bella ed amata vergine mia figliuola, da me trafitta per cosí terribile cagione. Io dovea morire d’angoscia, ma la virtú mi sostenne a magnanima vendetta. A me, che- ogni giorno incontrava la morte nel campo in difesa di Roma, a me segnato di molte cicatrici gloriose, certo non era grave l’abbandonare una vita giá odiosa per la sciagura di costei. Rimasi a respirare l’aura contaminata, a sofferire la funesta luce del cielo, vinsi l’orrore alla vita, frenai la disperazione, stetti sulla esecrabile terra vendicatore implacabile della mia ingiuria e delle vostre. Quindi io tribuno restaurai la cittá, spensi la tirannide, e fui della vostra libertá secondo fondatore. —
S’interpose allora Tullio con benigno volto fra quelli, e disse: — Come ne’ mali corporei è piú difficile sanare i recidivi, cosí, Virginio, avesti piú malagevole impresa che Giunio Bruto non ebbe. La tua Roma per la seconda volta caduta inferma nella servitú, parea stanca, o indegna di miglior condizione. Tu però, o Marco, in ciò fosti incomparabile, che mentre in tutti i cuori era spenta ogni favilla di libertá, ne ardeva il fuoco nel tuo. E come tu sdegnasti vivere servo, cosí gravi questo valoroso ucciditore della sua figliuola perché non l’abbia seguita ne’ sentieri della morte. Ma tu lasciasti una patria divenuta oscura per sempre, e questi rimase in lei risorta a nuovo splendore: visse per compiere gli effetti della illustre sua impresa, per confermare l’utile vendetta, per morire lieto in adulta libertá. Deh non contendete, o anime eccelse, perché eguali nella virtú, foste diversi nelle sen