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PARTE PRIMA


trarsi de’ quali si udí un fremito comune di flebile pietá; ma il consolo non turbandosi per quello, accennava silenzio col severo sguardo, e poi con autorevole contegno esclamò: — Di che vi duole? Forse di costoro? Come anzi nel vederli non s’infiamma di sdegno generoso ogni anima libera, grande, veramente romana? Vi duole di me? Io credea di meritare non la pietá vostra, ma la vostra maraviglia. Misero io non sono, anzi felice, il quale con magnanimo esempio v’insegnai che la prima virtú è il vendicare la patria offesa. —

Allora udii una voce fra le turbe che dicea: — Le nostre ciglia, asciutte ne’ cimenti marziali, grondarono, o consolo terribile, quando al cenno della mano paterna cadde la scure. — Quegli rispose: — Fui padre anche in quella alta prova. Niuno pensi ch’io non ne sofferissi le angosce, ma le vinsi per voi. —

— Ahi, — sciamò allora quello spettro del volgo, — i zampilli da’ busti spruzzarono di quel tuo sangue la toga tua, e nel mirarli si oscurarono gli occhi nostri di terrore. — Il consolo irato rispose: — Oh pietá servile! No che i Romani non la sofferirono, e tu la sentisti perché timido ammiratore de’ tiranni. Vile schiavo de’ Tarquiní, in ciò solo audace, che presumi innanzi i magnanimi Quiriti contendere con Giunio Bruto padre della illustre loro libertá! — Cosi dicendo spinse con impeto i due adolescenti verso la moltitudine sciogliendoli dalle mani, ed aggiunse: — Costoro col mio sangue nelle vene, tentarono piegare le vostre cervici al giogo appena scosso. Io consolo, io liberatore della patria, sua speranza, sua tutela, sua vendetta, come potea dirmi senza delitto, credermi senza vergogna, padre de’ suoi traditori? Roma perseguitata dalle insidie degli esuli tiranni, non adulta nella sua libertá, richiedea un esempio rigoroso, che la confortasse nel suo rinascimento. Io lo diedi. Chiunque fra voi lo piange è un ingrato. — Disse lo spettro: — Non fu ingiusto il supplizio, ma fiera la costanza paterna di sentenziarlo, orribile la intrepidezza di vederlo. — Giunio allora piegò la mano al fianco, alzò il mento, e proruppe: — Non era io giudice nel seggio consolare? — L’altro rispose: — Ma eri padre. —

— SI, — disse Giunio, — ma piú della patria che de’ nemici