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58 un capriccio del dottor ox.

sensi. Gli è in tali alture che dovrebbero formarsi i filosofi. Gli è qua che i savi dovrebbero vivere sopra le miserie di questo mondo!

— Facciamo il giro della piattaforma?

— Facciamo il giro della piattaforma, rispose il borgomastro; ed i due amici appoggiati al braccio l’uno dell’altro e frammettendo, come già una volta, lunghe pause fra le loro domande e le loro risposte, esaminarono tutti i punti dell’orizzonte.

«Sono diciasette anni almeno che non sono salito sulla torre del campanone, disse van Tricasse.

— lo non credo d’esserci salito altra volta, rispose il consigliere Niklausse, e me ne duole, perchè da questa altura lo spettacolo è sublime. Vedete, amico mio, il leggiadro Vaar che serpeggia fra gli alberi.

— E più oltre le alture di san Hermandad! Come chiudono graziosamente l’orizzonte! Osservate quella fascia d’alberi verdi che la natura ha distribuito così pittorescamente. Ah, la natura, la natura, Niklausse! La mano dell’uomo potrebbe mai lottare con essa?

— È incantevole, mio ottimo amico, rispondeva il consigliere. Osservate quei greggi nelle praterie verdeggianti, quei buoi, quelle vacche, quei montoni.

— E quei contadini che vanno ai campi! Pajono pastori dell’Arcadia, non manca loro che una zampogna!

— E sopra tutta questa fertile campagna il bel cielo azzurro non turbato da un nugolo! Ah! Niklausse, qui si diventerebbe poeti! Ecco, io non comprendo come mai san Simeone lo Stilita non sia stato uno dei più gran poeti del mondo.

— Gli è forse perchè la sua colonna non era abbastanza alta, rispose il consigliere con un dolce sorriso.

In quel momento le campane di Quiquendone suonarono a distesa una delle loro arie più melodiose. I due amici rimasero in estasi.

Poi il borgomastro disse con voce pacata:

«Ma, amico Niklause, che cosa siamo venuti a fare su questa torre?