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40 un capriccio del dottor ox.

tale esaltazione! No, ieri a pranzo una fetta di vitello troppo cotto, qualche cucchiaio di spinacci con zuccaro, due uova sbattute e due bicchieri di birrone mescolato con acqua pura; tutto ciò non può dare al capo! No, vi è qualche cosa che io non mi posso spiegare, e siccome, dopo tutto, io sono responsabile degli atti de’ miei amministrati, farò fare un’inchiesta.

Se non che l’inchiesta decisa dal consiglio municipale non produsse alcun risultato. Se i fatti erano palesi, le cause sfuggirono alla sagacia dei magistrati. D’altra parte era tornata la calma negli spiriti, e colla calma l’oblio degli eccessi. I giornali del luogo evitarono anzi di parlarne, ed il resoconto della rappresentazione pubblicato nel Memoriale di Quiquendone tacque assolutamente di quella febbre di tutto un pubblico.

E nondimeno, se la città riprese la flemma usata, se ridivenne in apparenza fiamminga come prima, in fondo si sentiva che l’indole ed il temperamento de’ suoi abitanti a poco a poco si mutavano. Si avrebbe detto invero col medico Domenico Custos, che spuntavano loro de’ nervi.

Spieghiamoci per altro. Codesto mutamento incontrastabile ed incontrastato, non avveniva che in certe condizioni. Quando i Quiquendonesi camminavano per le vie della città, all’aria aperta, sulle piazze, lungo il Vaar, essi erano sempre quella buona pasta di gente fredda e metodica d’una volta; così pure quando si confinavano nelle loro abitazioni, gli uni lavorando colle mani, gli altri col cervello, questi non facendo nulla, quelli non pensando di più. La loro vita privata era silenziosa, inerte, vegetativa come prima. Nessuna contesa, nessun rimprovero nelle famiglie, nessuna accelerazione dei movimenti del cuore, nessun eccitamento del midollo encefalico. La media delle pulsazioni rimase quello che era, nel buon tempo andato, da cinquanta a cinquantadue al minuto.

Ma, fenomeno assolutamente inesplicabile che avrebbe sfidato la sagacia dei migliori fisiologi di quel tempo, se gli abitanti di Quiquendone non si modificavano nella vita privata, si tra sformavano al contrario visibilmente nella vita comune, in quei rapporti da uomo ad uomo di cui essa è cagione.