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capitolo iv. 17


Il dottor Ox era uomo tarchiatello, di mezzana statura, di anni... non sapremmo determinare con precisione l’età sua nè la sua nazionalità. Del resto poco importa: basta che si sappia che egli era un bizzarro personaggio, dal sangue caldo ed impetuoso, un vero eccentrico scappato da un volume di Hoffmann, e che contrastava singolarmente, come è da immaginare, cogli abitanti di Quiquendone. Vi era in lui, nelle sue dottrine un’imperturbabile confidenza.

Sempre sorridente, egli camminava a testa alta, con disinvoltura, liberamente, collo sguardo fermo, colle larghe narici dilatate, coll’ampia bocca che ingoiava l’aria a grandi aspirazioni; era bello a vedere. Egli sì, era vivo, ben vivo, ben equilibrato in tutte le parti della sua macchina, egli sì, pareva che avesse l’argento vivo nelle vene, e cento aghi sotto le piante dei piedi. Onde non poteva mai star fermo e traboccava in parole precipitate ed in gesti sovrabbondanti.

Era egli ricco codesto dottor Ox, che intraprendeva a proprio spese l’illuminazione di tutta la città? Probabilmente, poichè si permetteva siffatte spese, ed è la sola risposta che noi possiamo fare ad una domanda indiscreta.

Il dottor Ox era arrivato da cinque mesi a Quiquendone, in compagnia del suo preparatore che rispondeva al nome di Gedeone Ygene, uomo lungo, secco, magro, e non meno vivace del suo padrone. Ed ora perchè mai il dottor Ox si era proposto di fare a sue spese l’illuminazione della città? Perchè aveva egli scelto i tranquilli Quiquendonesi, i più fiamminghi di tutti i fiamminghi, e voleva dotare la loro città dei benefici d’una illuminazione straordinaria? Con tale pretesto non voleva egli forse, fare qualche grande esperimento fisiologico operando in anima vili? Infine che voleva egli codesto uomo singolare? Gli è ciò che non sappiamo, non avendo il dottor Ox altro confidente fuorchè il suo preparatore Ygene, il quale del resto gli obbediva ciecamente.

In apparenza il dottor Ox si era tolto il carico di illuminare la città che ne aveva gran bisogno «soprattutto alla notte», come diceva argutamente il commissario Passauf. Onde si era