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124 un dramma in aria.


«E la catastrofe di Zambecarri l’avete dimenticata? Ascoltate. Il 7 ottobre 1804, il tempo parve schiarirsi un poco; nei dì precedenti vento e pioggia non avevano mai cessato, ma l’ascensione annunciata da Zambecarri non poteva venir differita, che già i suoi nemici lo beffavano, e bisognava partire per salvare il decoro della scienza ed il proprio. Era a Bologna. Nissuno l’aiutò al gonfiamento del pallone.

«Fu alla mezzanotte ch’egli ascese, accompagnato da Andreoli e da Grossetti. Il pallone salì lentamente perchè era stato bucato dalla pioggia ed il gas sfuggiva. I tre intrepidi viaggiatori non potevano osservare lo stato del barometro se non coll’aiuto d’una lanterna cieca. Zambecarri non aveva mangiato da ventiquattr’ore. Grossetti anch’esso era a digiuno.

«— Amici, disse Zambecarri, mi sento venir freddo; sono sfinito, muoio.

E cadde intorpidito nella galleria. Lo stesso avvenne a Grossetti. Andreoli solo rimase sveglio, e dopo lunghi sforzi per venne a scuotere Zambecarri dal torpore.

«— Che c’è di nuovo? dove andiamo? Da che parte soffia il vento? Che ora è?

«— Sono le due.

«— Dov’è la bussola?

«— Rovesciata.

«— Gran Dio! La lanterna si spegne!

«— Non può più ardere in quest’aria rarefatta, disse Zambecarri.

«La luna non era ancora levata e l’atmosfera era immersa in un tenebroso orrore.

«— Ho freddo, ho freddo! Andreoli, che fare?

«I disgraziati discesero lentamente attraverso uno strato di nuvole bianchiccie.

«— Zitto, disse Andreoli, intendi tu?

«— Che cosa?

«— Un rumore singolare.

«— Ti sbagli.

«— No.