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— Senza contare, disse Pencroff, che il mulino a vento sarà più gajo e farà bell’effetto nel paesaggio.

Si posero adunque all’opera, scegliendo legno di costruzione per la gabbia e pel meccanismo del mulino. Alcune grosse pietre arenarie che si trovavano nel nord del lago potevano facilmente trasformarsi in macine, e quanto alle ali, dovevano essere fornite dall’inesauribile invoglio del pallone.

Cyrus Smith fece i disegni, e l’area del mulino fu scelta un po’ a dritta del cortile presso l’argine del lago.

Tutta la gabbia doveva poggiare sopra un perno, mantenuto con grosse intelajature, in guisa da poter girare insieme col meccanismo che conteneva, a seconda del vento. Quel lavoro fu compiuto rapidamente.

Nab e Pencroft erano divenuti abilissimi carpentieri, e non avevano che a seguire i modelli forniti dall’ingegnere. A questo modo una specie di casotto cilindrico, coperto d’un tetto aguzzo, sorse in breve tempo nel luogo designato. I quattro telaj che formavano le ali erano stati saldamente piantati nell’albero, in guisa da fare un certo angolo con esso, e furono fissati per mezzo di caviglie di ferro. Quanto alle diverse parti del meccanismo interno, la cassa destinata a contenere le due macine, la giacente e la girante, la tramoggia, specie di gran truogolo quadrato, largo in alto, stretto dal basso, che doveva permettere ai grani di cadere sulle macine, la cassetta oscillante che doveva regolare il passaggio del grano ed a cui il suo perpetuo tic tac ha fatto dare il nome di chiacchierona, ed infine il buratello, che coll’operazione della stacciatura separa la crusca dalla farina — tutto ciò fu fabbricato senza fatica. Buoni erano gli utensili, ed il lavoro fu poco difficile, perchè, del resto, gli organi d’un mulino sono semplicissimi.