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e gli brillò lo sguardo, ma non cercò punto di fuggire; stette a contemplare le piccole onde che, rotte dall’isolotto, venivano a morire sulla sabbia.
— Non è altro che il mare, fece osservare Gedeone Spilett, ed è impossibile che gl’inspiri il desiderio di fuggire.
— Sì, rispose Cyrus Smith, bisogna condurlo all’altipiano, sul lembo della foresta. Colà l’esperimento sarà più sicuro.
— D’altra parte, egli non potrà fuggire, fece osservare Nab, giacchè i ponti sono rilevati.
— Oh! disse Pencroff, non è certo un uomo da sentirsi imbarazzato davanti ad un rigagnolo come il rivo Glicerina. Non stenterebbe ad attraversarlo, magari con un salto.
— Vedremo, si accontentò di rispondere Cyrus Smith i cui occhi stavano fissi su quelli del suo infermo.
Costui fu allora condotto verso la foce della Grazia, e tutti, risalendo la riva manca del fiume, giunsero all’altipiano di Lunga Vista.
Come fu nel luogo in cui crescevano i primi begli alberi della foresta, di cui la brezza agitava lieve mente il fogliame, l’incognito parve aspirare come inebbriato quella profumata brezza, e gli uscì dal petto un sospiro. I coloni se ne stavano indietro, pronti a trattenerlo se mai facesse un movimento per fuggire, ed infatti la povera creatura fu sul punto di slanciarsi nel rivo che lo separava dalla foresta; le sue gambe si tesero un istante come molle.... ma subito si trattenne, si accasciò, ed una grossa lagrima gli colò dagli occhi.
— Ah! eccoti adunque ridivenuto uomo, poichè tu piangi! esclamò Cyrus Smith.