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desse da un albero altissimo. Ebbi appena il tempo di rivolgermi; questo disgraziato, che era senza dubbio appollajato su d’un albero, mi si era fatto addosso in men ch’io nol dica, e se non erano il signor Spilett e Pencroff...

— Fanciullo mio, disse Cyrus Smith, tu hai corso un grave rischio, ma forse senza di ciò la povera creatura si sarebbe sempre sottratta alle nostre ricerche e non avremmo ora un compagno di più.

— Voi sperate dunque, Cyrus, di riuscire a farne ancora un uomo? domandò il reporter.

— Sì, rispose l’ingegnere.

Terminata la colazione, Cyrus Smith ed i compagni lasciarono il Palazzo di Granito e tornarono sul greto.

Fu fatto lo scarico del Bonaventura, e l’ingegnere, esaminate le armi e gli utensili, nulla vide che potesse porlo in grado di accertare l’identità dell’incognito.

La cattura dei porci fatta nell’isolotto fu considerata come immensamente proficua all’isola Lincoln; questi animali furono condotti ai porcili, ove dovevano addomesticarsi facilmente.

I due barili contenenti polvere e piombo, e così pure le scatole di capsule, vennero accolte con festa. Fu anzi convenuto di fare una piccola polveriera, sia fuori del Palazzo di Granito, sia nella camera superiore ove non era a temersi alcuno scoppio. Peraltro, l’uso del pirossilo doveva essere continuato, perchè, dando questa sostanza eccellenti risultati, non v’era alcuna ragione di sostituirle la polvere ordinaria.

Quando fu compiuto lo scarico del battello, Pencroff disse:

— Signor Cyrus, credo sarebbe prudente porre il nostro Bonaventura in luogo sicuro.

— Non sta dunque bene nella foce della Grazia? domandò Cyrus.

— No, signor Cyrus, rispose il marinajo; buona