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Venti minuti dopo aver lasciato l’abitazione, Pencroff ed i suoi compagni rivedevano la costa orientale dell’isola, ed il Bonaventura, trattenuto dall’ancora che mordeva profondamente la sabbia. Pencroff non potè trattenere un sospiro di soddisfazione. Infine quel battello era creatura sua, ed è diritto dei genitori essere sovente inquieti più del ragionevole.

Si risalì a bordo, si fece colazione in guisa da non aver bisogno di desinare se non tardissimo; poi, terminato il pasto, l’esplorazione fu ripigliata e condotta colle cure più minuziose.

Insomma era probabilissimo che l’unico abitante dell’isolotto fosse perito, onde era meglio un morto che un vivo, di cui Pencroff ed i compagni cercavano le traccie.

Ma vane furono le ricerche. Durante la prima metà della giornata frugarono fra i fitti alberi che coprivano l’isolotto.

Bisognò pure ammettere allora che, se il naufrago era morto, più non rimanesse traccia del suo corpo e che qualche belva ne avesse divorato perfino le ossa.

— Ripartiremo domani all’alba, disse Pencroff ai compagni, i quali, verso le due dopo il mezzodì, si coricarono all’ombra d’un gruppo di pini per riposarsi alcuni istanti.

— Io credo, aggiunse Harbert, che possiamo senza scrupoli portar via gli utensili che appartennero al naufrago.

— Lo credo anch’io, rispose Gedeone Spilett, e queste armi e questi utensili completeranno il materiale del Palazzo di Granito. Se non m’inganno, la provvista di polvere e di piombo è importante.

— Sì, rispose Pencroff, ma non dimentichiamo di catturare una o due coppie di questi porci, che nell’isola Lincoln non ce ne sono.

— Nè di raccogliere i semi, aggiunse Harbert; essi