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la nostra vicina ed è la sola! La cortesia richiede che si vada almeno a farle una visita.

— Diancine! disse Gedeone Spilett, il nostro amico Pencroff sta a cavallo sulle convenienze!

— Io non sto a cavallo su niente del tutto! ribattè il marinajo, il quale si sentiva un po’ contrariato dall’opposizione dell’ingegnere, ma non avrebbe voluto fargli dispiacere.

— Pensate, Pencroff, rispose Cyrus Smith, che non potete andar solo all’isola Tabor.

— Un compagno mi basterà.

— Così allora di cinque coloni volete arrischiare di torne due all’isola Lincoln?

— Di sei! rispose Pencroff; dimenticate Jup!

— Di sette! aggiunse Nab. Top val quanto un altro.

— Non v’è alcun rischio, signor Cyrus, soggiunse Pencroff.

— È possibile; ma ve lo ripeto, questo è un esporsi senza necessità.

L’ostinato marinajo non rispose e lasciò cadere la conversazione, determinato a ripigliarla. Non immaginava egli che un incidente doveva venire in ajuto e trasformare in un’opera d’umanità quello che in fin dei conti era solo un capriccio discutibile. Infatti, dopo essersi tenuto al largo, il Bonaventura s’avvicinava alla costa dirigendosi verso il porto Pallone. Era importante verificare i passi esistenti fra i banchi di sabbia e le scogliere, per segnalarli al bisogno, essendo che quel picciolo seno doveva essere il porto del battello.

Non si era a più di mezzo miglio della costa ed era stato necessario bordeggiare per spingersi contro vento.

La velocità del Bonaventura era allora moderatissima, perchè la brezza, impedita in parte dalla terra alta, a malapena gonfiava le vele, ed il mare, terso