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Nei cinque giorni successivi, Cyrus Smith ed i suoi disgraziati compagni vissero colla massima parsimonia, non mangiando se non il necessario per non morire di fame; estremo era il loro indebolimento. Harbert e Nab cominciavano a dare qualche segno di delirio.

In queste condizioni potevano essi serbare pur l’ombra d’una speranza? No.

Qual era l’unico loro scampo? Che una nave passasse in vista dello scoglio? Ma tutti ben sapevano per esperienza che i bastimenti non visitavano mai quella parte del Pacifico. Potevano essi far conto che, per una coincidenza veramente provvidenziale, lo yacht scozzese venisse proprio in quel tempo a ricercare Ayrton nell’isola Tabor? Era improbabile, e poi, ammettendo anche ch’esso venisse, siccome i coloni non avevano pensato di deporre una nota che indicasse i mutamenti sopravvenuti nella situazione di Ayrton, il comandante dello yacht, dopo di aver percorso l’isola senza frutto, doveva riprendere il mare e tornare a più basse latitudini.

No, essi non potevano serbare speranza alcuna d’essere salvati, ed una terribile morte, la morte per fame e per sete, li aspettava su quella rupe. Già essi erano distesi sullo scoglio inanimati, senza più la conoscenza di quanto accadeva intorno a loro.

Solo Ayrton con un supremo sforzo risollevava ancora la testa e gettava uno sguardo disperato sul mare deserto,

Ma ecco che nel mattino del 24 marzo le braccia d’Ayrton si protesero verso un punto nello spazio.

....Si risollevò egli, ginocchioni da prima, poi in piedi, e parve fare colla mano un segnale.

Una nave era in vista dello scoglio! Quella nave non correva già alla ventura. Lo scoglio era per lei una meta a cui si dirigeva in linea retta, forzando