Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/293

è ciò che la giustifica nel mondo intero. Del resto, chissà se Jup e Top non avessero anch’essi il loro piccolo sogno d’avvenire?

Ayrton silenzioso pensava che avrebbe voluto rivedere lord Glenarvan e mostrarsi a tutti riabilitato.

Una sera, il 15 ottobre, la conversazione, spinta attraverso queste ipotesi, si era prolungata più del consueto. Erano le otto pomeridiane. Già luoghi sbadigli mal dissimulati suonavano l’ora del riposo, e Pencroff dirigevasi verso il suo letto, quando il campanello elettrico posto nella sala risuonò ad un tratto.

C’erano tutti: Cyrus Smith, Gedeone Spilett, Harbert, Ayrton, Pencroff, Nab; nessuno dunque dei coloni era al ricinto.

Cyrus Smith si era levato in piedi. I suoi compagni si guardavano in volto credendo di aver inteso male.

– Che significa ciò? esclamò Nab; è il diavolo che suona?

Nessuna risposta.

– Il tempo è burrascoso, notò Harbert; forse l’influenza dell’elettricità...

Non finì la frase. L’ingegnere, verso il quale tutti gli sguardi erano rivolti, accennava di no col capo.

– Aspettiamo, disse allora Gedeone Spilett; se è un segnale, chiunque sia che lo faccia, lo ripeterà.

— Ma chi volete che sia? esclamò Nab.

– Ma, rispose Pencroff, colui che...

La frase del marinajo fu rotta da un nuovo tintinnio del campanello.

Cyrus Smith si diresse verso l’apparecchio, e spingendo la corrente attraverso il filo, mando questa domanda al ricinto:

“Che volete?”

Alcuni istanti dopo l’ago movendosi sul quadrante alfabetico, diede questa risposta agli ospiti del Palazzo di Granito: