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Cyrus Smith osservò anzi che, se per caso le comunicazioni fra essi e l’incognito si erano mai stabilite attraverso il masso di granito, e se l’istinto di Top le aveva, per così dire, presentite, nulla di tutto ciò accadeva in quel periodo. Erano cessati i brontolii del cane e le inquietudini della scimmia. I due amici giacchè erano tali non vagavano più all’orifizio interno del pozzo non abbajavano, nė gemevano più in quel bizzarro modo che aveva dato la sveglia all’ingegnere. Ma poteva costui assicurare che tutto fosse detto su quell’enimma, e che non ne avrebbero mai la parola? Poteva egli affermare che non si riproducesse qualche avvenimento per cui il misterioso personaggio avesse a tornare in iscena? Chissà quello che riserbava l’avvenire!

Finalmente passò l’inverno; ma un fatto, le cui conseguenze potevano essere gravi, avvenne appunto nei primi giorni che segnarono il ritorno della primavera.

Il 7 settembre, Cyrus Smith, avendo osservato la vetta del monte, vide un fumo che contornava il cratere e si spingeva nell’aria.


CAPITOLO XV.


Il ridestarsi del vulcano – La bella stagione — Ripresa dei lavori – La sera del 15 ottobre – Un telegramma – Una domanda – Una risposta – Partenza per il ricinto – La notizia — Il filo supplementare – La costa di basalto – Marea alta – Marea bassa – La caverna – Una luce abbagliante.

I coloni, avvertiti dall’ingegnere, avevano interrotto i lavori e guardavano in silenzio la vetta del monte Franklin: il vulcano si era dunque risvegliato ed i vapori avevano trapassato lo strato minerale che era in fondo al cratere.