Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/27

sono in gran numero e la fame le punge. Nondimeno, i coloni non esitarono a gettarsi in mezzo alla frotta, ed i loro primi colpi di rivoltella, lanciando baleni nell’oscurità, fecero dare indietro i primi assalitori.

Ciò che importava innanzi tutto era d’impedire ai predoni d’elevarsi fino all’altipiano di Lunga Vista, perchè le piantagioni ed il cortile sarebbero stati a loro mercè e sarebbero avvenuti danni immensi, fors’anco irreparabili, specialmente nel campo di biade. Ma siccome l’invasione dell’altipiano non poteva avvenire che dalla riva manca della Grazia, bastava opporre alle volpi una barriera insuperabile in quella stretta porzione dell’argine compresa fra il rivo e la muraglia di Granito.

Ciò fu compreso da ciascuno, e ad un ordine di Cyrus Smith tutti andarono al luogo designato, in tanto che la frotta delle volpi saltellava nell’ombra.

Cyrus Smith, Gedeone Spilett, Harbert, Pencroff e Nab, si disposero adunque in guisa da formare una linea insuperabile. Top, colle sue formidabili mascelle aperte, precedeva i coloni ed era seguito da Jup, il quale brandiva, come una mazzuola, un nodoso bastone.

La notte era oscurissima; solo alla luce degli spari, ciascuno dei quali doveva colpire, si vedevano gli assalitori, che dovevano essere un centinajo almeno, ed i cui occhi brillavano come carboni accesi.

— Non bisogna che passino! esclamò Pencroff.

— Non passeranno, rispose l’ingegnere.

Ma se non passarono, non fu già per non averlo tentato.

Le ultime schiere spingevano le prime, e fu una lotta incessante a colpi di rivoltella e d’accetta. Molti cadaveri di animali dovevano già coprire il suolo, pur la frotta non sembrava scemare. Pareva che si rinnovasse di continuo dal ponticello del greto.

Non andò molto che i coloni dovettero lottare corpo