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che gironzavano forse nella foresta. D’altra parte, i cacciatori avrebbero dovuto necessariamente spingersi a qualche distanza dal carro, ed era severamente proibito di camminare ad uno ad uno.

Nella seconda metà del giorno, a sei miglia circa dal Palazzo di Granito, la circolazione divenne difficile. Per attraversare certe forre, bisognò abbattere alberi e fare un sentiero, prima di cacciarvisi entro; Cyrus Smith aveva cura di mandare nel fitto del bosco Top e Jup, i quali compivano coscienziosamente il loro mandato; quando il cane e la scimmia tornavano senza aver segnalato nulla, non si aveva più a temere nè dai deportati, nè dalle belve – due specie di individui del regno animale, che erano messi al paro dei loro feroci istinti.

La sera di quel primo giorno i coloni s’attendarono a nove miglia circa dal Palazzo di Granito, sulla sponda d’un piccolo affluente della Grazia, di cui ignoravano l’esistenza, e che doveva collegarsi al sistema idrografico a cui quella terra era debitrice della sua maravigliosa fertilità.

Si ceno abbondantemente – chè l’appetito dei coloni era stimolato – e furono prese tutte le precauzioni per passare la notte senza pericolo. Se l’ingegnere avesse soltanto avuto da fare cogli animali feroci, jaguari o simili, avrebbe semplicemente acceso dei fuochi intorno all’attendamento, e ciò avrebbe bastato a difenderli; ma i deportati, non che arrestati dalle fiamme, ne sarebbero invece stati attirati. Meglio era adunque circondarsi di profonde tenebre.

La sorveglianza fu, d’altra parte, disposta severamente. Due dei coloni dovettero vegliare insieme, ed ogni due ore era convenuto che si dessero il cambio coi camerati. Ora, siccome malgrado i suoi reclami Harbert fu dispensato dalla guardia, Pencroff e Gedeone Spilett da una parte, l’ingegnere e Nab dal-