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s’era dato a spegnere — l’incendio che consumava gli edifici del cortile; ma aveva invano lottato contro il fuoco, fino a che il carro era apparso sul lembo del bosco.

Tali erano stati i gravi avvenimenti. La presenza dei deportati era una minaccia permanente per gli abitanti dell’isola Lincoln, per lo innanzi così felici e che potevano aspettarsi maggiori sciagure.

Gedeone Spilett stette al Palazzo di Granito presso ad Harbert ed a Pencroff, mentre Cyrus Smith, accompagnato da Nab, andava a giudicare in persona la gravità del disastro. Egli era lieto che i deportati non si fossero innoltrati fino ai piedi del Palazzo di Granito; chè le officine dei Camini non sarebbero scampate alla devastazione, ma in fin dei conti il danno sarebbe stato meglio rimediabile delle rovine accumulate sull’altipiano di Lunga Vista.

Cyrus Smith e Nab si diressero verso la Grazia e ne risalirono la riva sinistra senza incontrare traccia veruna del passaggio dei deportati, e neppur dall’altra parte del fiume nel fitto del bosco videro alcun indizio sospetto.

Del resto, ecco ciò che si poteva ammettere con tutte le probabilità: O i deportati conoscevano il ritorno dei coloni al Palazzo di Granito, giacchè avevano potuto vederli passare sulla via del ricinto; ovvero, dopo la devastazione dell’altipiano, si erano cacciati nel bosco del Jacamar, seguendo il corso della Grazia, ed ignoravano questo ritorno.

Nel primo caso avevano dovuto dirigersi verso il ricinto, ora indifeso, e che conteneva provviste preziose per essi.

Nel secondo avevano dovuto tornare all’attendamento ed aspettare l’occasione di riprendere l’offensiva.

Vi era dunque mezzo di prevenirli. Ma qualsiasi intrapresa per sbarazzarne l’isola era ancora dipendente dallo stato di Harbert. Infatti Cyrus Smith non