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— To’! esclamò egli, li ho tutti contro! Volete fare della generosità con quei cialtroni? Sia pure, purchè non abbiamo a pentircene.

— Quale pericolo corriamo noi, domandò Harbert, se abbiamo cura di stare sull’avvisato?

— Eh! disse il reporter, sono sei e bene armati; se ciascuno si apposta in un cantuccio e piglia noi di mira, diventeranno i padroni della colonia.

— E perchè non lo hanno fatto? rispose Harbert. Senza dubbio perchè non ci avevano interesse; d’altra parte, anche noi siamo sei.

— Bene, bene, rispose Pencroff, cui nessuna ragione avrebbe potuto convincere, lasciamo che quella brava gente attenda alle sue piccole occupazioni e non ci pensiamo più.

— Andiamo, Pencroff, disse Nab, non farti più cattivo di quello che sei; se uno dei disgraziati fosse qui dinanzi a te, a tiro del tuo fucile, non faresti fuoco.

— Farei fuoco come contro un cane arrabbiato, rispose Pencroff.

— Pencroff, disse allora l’ingegnere, voi vi siete tante volte acquetato ai miei consigli. Volete farlo anche questa volta?

— Farò quanto vi piace, esclamò il marinajo, niente affatto convinto.

— Ebbene, aspettate, e non assaliteli se non siamo assaliti.

Così fu deciso il modo di comportarsi coi pirati, benchè Pencroff non s’attendesse nulla di buono.

Non si doveva assalirli, ma stare in guardia.

Se qualche sentimento buono era rimasto loro in fondo all’anima, quei miserabili potevano forse emendarsi. Il loro interesse, ben inteso, non era forse, nella condizione in cui dovevano vivere, di farsi una vita nuova? In ogni caso, non foss’altro che per umanità, bisognava aspettare. I coloni non avrebbero forse più, come prima, la felicità d’andare e venire