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L’osservazione del reporter era giusta, e ciascuno lo sentiva bene.

— Sì, se dell’intervento d’un essere umano non rimane per noi alcun dubbio, disse Cyrus Smith, convengo pure che egli ha a propria disposizione mezzi d’azione superiori a quelli che possiede l’umanità. Ecco un altro mistero. Ma se scopriamo l’uomo, il mistero si farà palese anch’esso. Ora, il quesito è questo: dobbiamo noi rispettare l’incognito dell’essere generoso o dobbiamo far di tutto per giungere fino a lui? Quale è la vostra opinione in proposito?

— La mia opinione, rispose Pencroff, è che chiunque egli sia è un brav’uomo, ed ha la mia stima.

— Sia pure, rispose Cyrus Smith, ma questo non è rispondere.

— Padrone, rispose Nab, io penso che potremo cercare quanto ci piaccia, ma non scopriremo quest’essere se non quando egli lo voglia.

— Non è da stupido quello che dici, Nab, disse Pencroff.

— Io sono del parere di Nab, disse Gedeone Spilett, ma non è una ragione di non tentare. Sia che lo scopriamo, o no, faremo il nostro dovere cercando di giungere fino a lui.

— E tu, fanciullo mio, disse l’ingegnere, danne il tuo parere.

— Ah! disse il giovinetto collo sguardo acceso, io vorrei ringraziarlo colui che ha salvato voi prima e noi dopo.

— Lo credo anch’io, rispose Pencroff, e tutti lo vorremmo! Non sono curioso, ma darei un occhio per veder faccia a faccia quel messere! Mi par che debba essere bello, grande, robusto, con una bella barba, con raggi per capelli e che debba essere coricato sopra le nuvole con una grossa pallottola in mano!

— Eh! Pencroff! rispose Gedeone Spilett, è il ritratto del Padre Eterno quello che tu fai.