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nelle parti inferiori, invece di far saltare il ponte e le opere morte. Questa laceratura sembra meglio essere stata fatta dall’urto d’uno scoglio che dallo scoppio d’una santa-barbara.

— Non vi hanno scogli nel canale, rispose il marinajo. Tutto quello che vorrete, tranne l’urto d’uno scoglio.

— Entriamo nell’interno della nave, forse sapremo che pensare dell’affondamento.

Era il miglior partito da prendere, e d’altra parte conveniva far l’inventario di tutti gli oggetti contenuti a bordo e disporre ogni cosa per il loro salvataggio.

Era facile l’ingresso nella nave, per il calare continuo dell’acqua, ed il disotto della nave, divenuto oramai il disopra, era praticabile, poichè la zavorra, composta di pesanti massi di ghisa, l’aveva sfondata in molti luoghi. S’udiva il gorgoglio dell’acqua che scorreva dalle fessure dello scafo.

Cyrus Smith ed i suoi compagni, brandendo l’accetta, s’avanzarono sul ponte semirotto, ingombro di casse che non avevano soggiornato nell’acqua se non pochissimo tempo; si poteva sperare adunque che il loro contenuto non fosse avariato.

Si lavorò a porre quel carico in luogo sicuro; l’acqua non doveva tornare prima di qualche ora e l’intervallo di tempo fu speso col massimo profitto.

Ayrton e Pencroff avevano fissato all’apertura dello scafo un paranco che serviva ad issare i barili e le casse, la piroga li riceveva e li trasportava immediatamente sulla spiaggia. Si pigliava ogni cosa a casaccio, salvo a far più tardi una scelta di quegli oggetti.

Ad ogni modo i coloni potevano accertarsi a bella prima, con gran soddisfazione, che il brik conteneva un carico svariatissimo, composto di utensili, prodotti di manifatture, strumenti, ecc., come i bastimenti che