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Ma era essa possibile ancora la fuga? La cosa era dubbia, sebbene Ayrton fosse risoluto a tutto tentare per raggiungere i compagni. Gli rimanevano quattro colpi da sparare. Due li sparò subito, dei quali uno diretto contro Bob Harvey; non lo colpì, gravemente, almeno, ed Ayrton approfittando d’un movimento dei suoi avversari, si precipitò verso la scala e tornò sul ponte del brik. Passando dinanzi alla lanterna la spezzò con un calcio; si fece una profonda oscurità, che doveva favorire la sua fuga.

Due o tre pirati, desti dal rumore, scendevano le scale in quel mentre. Un quinto colpo di rivoltella ne fece ruzzolare uno giù per gli scalini; gli altri si tirarono in disparte, non comprendendo nulla di quanto accadeva. In due balzi Ayrton fu sul ponte del brik, e tre secondi più tardi, dopo d’aver scaricato l’ultima volta la rivoltella sulla faccia d’un pirata che avevalo afferrato per il collo, egli scavalcava l’impagliettatura e si precipitava in mare.

Non aveva percorso sei braccia, che le palle crepitarono intorno a lui come grandine.

Quali dovettero essere le commozioni di Pencroff riparato sotto una roccia dell’isola, quelle di Cyrus Smith, del reporter, di Harbert e di Nab accoccolati nei Camini, quando intesero quelle detonazioni a bordo del brik!

Si erano lanciati sul greto e coi fucili spianati stavano pronti a respingere qualsiasi aggressione.

Per essi non v’era dubbio possibile. Ayrton, sorpreso dai pirati, era stato trucidato, e fors’anco i miserabili volevano approfittare della notte per fare una discesa nell’isola.

Passò una mezz’ora in ansia mortale; pure gli spari erano cessati, e non riapparivano nè Ayrton, nė Pencroff. L’isolotto era dunque invaso? Non bisognava correre in ajuto d’Ayrton e di Pencroff? Ma in qual modo? Il mare alto in quel mentre rendeva il canale insuperabile. La piroga non era più là.