Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/13


l'abbandonato 7

ebbe l’idea di sostituire i pestelli con cilindri compressori e di sottoporre la materia non più ad una battitura, ma ad una vera laminatura.

L’operazione, ben diretta da Cyrus Smith, riuscì benissimo. La lana, prima impregnata d’una soluzione saponacea che doveva facilitarne da una parte lo scivolamento, il ravvicinamento, la compressione, ed il rammollimento, uscì dal mulino in forma d’una grossa coperta di feltro; le asperità, di cui la lana è naturalmente fornita, si erano attaccate così bene le une alle altre, da formare una stoffa egualmente adatta a far vestimenta e coperte. Non era, ben si sa, nè merinos, nè mussola, nè casimiro di Scozia, nè stoffa vergata, nè raso di China, nè Orleans, nè Alpaca, nè panno, nè flanella... era feltro lincolniano, e l’isola Lincoln contava un’industria di più.

I coloni ebbero adunque, oltre a buone vestimenta, grosse coperte, e poterono veder venire senza timore l’inverno del 1866-67.

I gran freddi cominciarono veramente a farsi sentire verso il 20 giugno, e con suo gran dispiacere Pencroff dovette interrompere la costruzione del battello, che d’altra parte non poteva non essere finito che per la prossima primavera.

L’idea fissa del marinajo era di far un viaggio di ricognizione all’isola Tabor, benchè Cyrus Smith non approvasse tale viaggio, tutto di curiosità, non essendovi alcun soccorso da sperare in quello scoglio deserto e quasi arido.

Un viaggio di centocinquanta miglia, in un battello relativamente piccino, sopra mari incogniti, gli cagionava qualche apprensione. E invero, se una volta spinti in mare la barca si trovasse nell’impossibilità di giungere all’isola Tabor o di tornare indietro all’isola Lincoln, che sarebbe di essi in mezzo a quel Pacifico così fecondo di disastri?

Cyrus parlava spesso di ciò con Pencroff, e tro-