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6 capitolo xi.

teva dunque ottenersi con una semplice follatura, operazione che, se scema la morbidezza della stoffa, ne accresce le proprietà conservatrici del calore. Ora la lana dei mufloni era fatta di pezzetti cortissimi, ottima condizione per fabbricare il feltro. L’ingegnere ajutato dai compagni, compreso Pencroff — il quale, ahi! dovette abbandonare ancora una volta il suo battello — cominciò le operazioni preliminari aventi per iscopo di torre alla lana quella sostanza oleosa e grassa di cui è impregnata. Codesto sgrassamento fu fatto in tinelli pieni d’acqua, che fu portata alla temperatura di settanta gradi; in essi la lana stette a bagno per 24 ore; e fu fatta di poi la lavatura per mezzo di bagni di soda, e quando questa lana fu sufficientemente disseccata dalla pressione, si trovò in grado di essere follata, di produrre cioè una stoffa forte, grossolana, senza dubbio, e di nessun valore in un centro industriale d’Europa o d’America, ma di cui si doveva far gran conto nei “mercati dell’isola Lincoln.”

Si comprende che questo genere di stoffe deve essere stato conosciuto fin dai tempi più remoti; infatti le prime stoffe di lana furono fabbricate appunto col processo che Cyrus Smith stava per porre in pratica.

Dove la sua qualità d’ingegnere gli tornò utilissima, fu nella costruzione della macchina destinata a follare la lana, perocchè egli seppe abilmente approfittare della forza meccanica, rimasta inutile fin allora, che possedeva la cascata d’acqua del greto, e ciò per muovere una gualchiera.

Nulla di più rudimentale. Un albero munito di listelli che sollevavano e lasciavano ricadere, a volta a volta, pestelli verticali, truogoli destinati a ricevere la lana, all’interno della quale ricadevano i pestelli, un’armatura robusta che conteneva e collegava tutto il sistema; tale fu la macchina in questione, e tale era stata per secoli, fino al momento in cui si