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trusi avevano voluto mettersi al sicuro da ogni sorpresa.

Del resto, non era ancora possibile riconoscerne la specie nè il numero, poichè non si mostrava nessuno.

Pencroff chiamò di nuovo. Nessuna risposta.

— Cialtroni! gridò il marinajo, vedete un po’ che se la dormono tranquillamente come se fossero in casa loro. Ohe, banditi, pirati, corsari, figli di John Bull!

Quando Pencroff, nella sua qualità di marinajo, dava dei “figli di John Bull” a qualcuno, era segno che si lasciava andare all’ultimo confine dell’insulto.

In quella si era fatto giorno chiaro e la facciata s’illuminò ai raggi del sole, ma all’esterno e all’interno tutto era silenzio.

I coloni erano ridotti a proporsi il quesito, se il Palazzo di Granito fosse o no occupato; eppure la posizione della scala lo dimostrava abbastanza, ed era anzi certo che gli occupanti, chiunque si fossero, non avevano potuto fuggirsene. Ma come giungere ad essi?

Ad Harbert venne allora l’idea di attaccare una corda ad una freccia e di lanciar la freccia in guisa che passasse fra i primi gradini della scala penzolante dal limitare dell’uscio. Si sarebbe allora potuto, per mezzo della corda, svolgere la scala fino a terra e ristabilire la comunicazione. Evidentemente non vi era altro da fare, e, con un po’ di destrezza, il mezzo doveva riuscire. Per fortuna gli archi e le freccie erano stati deposti in un corridojo dei Camini, in cui si trovavano pure molte braccia d’una leggiera corda di ibisco. Pencroff svolse questa corda, di cui fissò l’estremità ad una freccia ben impennata. Poscia Harbert, collocata la freccia sull’arco, tolse la mira con molta attenzione.

Cyrus Smith, Gedeone Spilett, Pencroff e Nab si