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CAPITOLO XXI.


Nel quale il padrone della «Tankadera» corre pericolo di perdere un premio di duecento sterline.


Era pure un’avventurosa spedizione quella navigazione di ottocento miglia, sopra una imbarcazione di venti tonnellate, sovratutto in quel tempo dell’anno. E’ sono generalmente cattivi quei mari della Cina, esposti a colpi di vento terribili, principalmente durante gli equinozii, e si era ancora a’ primi giorni di novembre.

Sarebbe stato evidentemente un vantaggio pel piloto di condurre i suoi passaggieri sino a Yokohama, giacchè era pagato a giornate. Ma grande imprudenza sarebbe stato il tentare un simile tragitto in tali condizioni, ed era già un bell’atto d’audacia, se non di temerità, il risalire sino a Shangai. Ma John Bunsby aveva fiducia nella sua Tankadera, che s’alzava sulle onde come un sughero, e forse non aveva torto.

Durante le ultime ore della prima giornata, la Tankadera navigò nei passi capricciosi di Hong-Kong, e in tutte le andature, con vento in poppa o quasi: si condusse ammirabilmente.

— Non ho bisogno, piloto, disse Phileas F