Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/147

entrati Fix e Gambalesta, coll’intenzione di prendere un rinfresco. Gambalesta non aveva danaro addosso, ma accettò volentieri la «gentilezza» del suo compagno, salvo a restituirgliela a tempo e luogo.

Si fecero portare due bottiglie di Porto, e il Francese vi fe’ largamente onore, mentre Fix, più riserbato, lo osservava con somma attenzione. Si ciarlò di questo e quello, e soprattutto della eccellente idea che aveva avuto Fix di prender passaggio sul Carnatic. E a proposito di questo steamer, la cui partenza era stata anticipata di alcune ore, Gambalesta, poichè le bottiglie furono vuotate, si alzò per andare ad avvertire il suo padrone.

Fix lo trattenne.

«Un istante, diss’egli.

— Che volete, signor Fix?

— Ho da parlarvi di cose serie.

— Di cose serie! esclamò Gambalesta tracannando alcune goccie di vino rimaste nel fondo del bicchiere. Ebbene, ne parleremo domani. Non ho tempo oggi.

— Rimanete, rispose Fix. Si tratta del vostro padrone!»

Gambalesta, a queste parole, guardò attentamente il suo interlocutore.

L’espressione del volto di Fix gli parve singolare, ond’egli si ripose a sedere.

«Che avete a dirmi?» chiese egli.

Fix appoggiò la mano sul braccio del suo compagno, e abbassando la voce:

«Voi avete indovinato chi ero? gli domandò.

— Altro che! disse Gambalesta sorridendo.

— Allora vi confesserò tutto....

— Adesso che so tutto, compare bello! Ah! che talentone! Basta, dite su. Ma prima lasciate che vi dica