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Q U A R T O 36

     Porren per te figliuol robba & la vita.
  
Prin.Io accetto & commendo vostra fede
     Vostre proferte, o miei fedel suggetti,
     Et so che l’honor mio come si vede
     Portate sculto in mezzo a vostri petti,
     Ma el pensier mio anchora stima & crede
     Poter trattarvi da buoni & perfetti,
     Et di tenervi è mia ferma speranza,
     In festa, in pace, in giustitia e abundanza.

Sil.Io piansi gia la sventurata sorte
     Di Virginia ch’el Re dovea guarire,
     Et dubitai perisse in fiamma forte,
     Per non poter suo vanto conseguire
     Ah miser lasso, hor che seconda morte
     Noto me, stato el suo crudel partire,
     Et che pel mondo va peregrinando
     Vedova al sole a l’ombra lagrimando.
 
Poi ch’el Principe crudo & dispietato
     T’havia cacciato o mio unico bene,
     Che non chiamasti me disventurato
     Compagno a le tue doglie, a le tue pene?
     Chi t’havria me seguito, o confortato,
     Chi me condotta a le incognite arene?
     Chi custodito me? tua faccia afflitta,
     Di me? che dentro al cor la porto scritta?
 
Se serpe, uccello, o qualche fera insana
     Per le selve t’assalta con isdegno


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