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S E C O N D O 21

     Che più ti stimai el tuo volto decoro
     Che mezzo el regno, ch’el Re volse darmi
Tu fusti el regno mio, tu el mio thesoro,
     Et hor a un premio a tanto amore ardente
     Abbandonata crudelmente moro:
Et poi che a la tua dolce faccia absente
     Basci non posso por, lagrime apporto.
     A gliocchi miei, che t’hà sempre presente;
Hor con ferro, hor veneno el viver corto
     Far penso hor viva gettarmi nel mare,
     Accioche porti a te mio corpo morto.
Se tu se pur disposto a non tornare,
     Et vuoi chi mora, almeno a l’ultima hora
     E gelidi occhi miei vieni a serrare.
Dhe non fraudar chi piu ch’el ciel t’adora,
     Che viver voglio, se mia vita vuoi.
     Così morir, se pur vorrai ich’io mora:
Et se donna nel regno, o termin suoi
     Con equal nobiltà, con volto bello
     Satisfa più di me a gliocchi tuoi.
Non temer signor mio sposarti a quello,
     Perche rinunciar parata sono
     Al nodo, maritale, al dato anello.
Et quando in te non ritrovin perdono
     Lagrime, preghi, amor, el mio naviglio
     Porrò a vento a fortuna in abbandono.
Pur che tu muti el tuo duro consiglio,
     Infin ch’io vivo in questo mondo mesto
     Vagando andrò per levarti d’essilio.