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S E C O N D O 14

     Prin.La mi conosceria, nol farem mai
     Ruf. ●Prin.Tola per forza? ●pria m’ucciderei
     Ruf.Qualche incanto, o malia tu le farai
     Prin.Non voglio; & s’io volessi io non saprei
     Ruf.Vanne ivisibil per negromantia,
     Prin.Io andero el mal che Dio ti dia:

Ruf.Non far signore io ho altro rimedio
     Prin. ●Ruf.Qual’è? ●vogl’ire a la madre a parlare.
     Con le promesse li porrò l’assedio
     Lasciami pure a mio modo frappare.
     Prin.Se tu mi levi d’amoroso tedio
     Io non ti lascierò gia mai mancare.
     Ruf.●Prin.●Ruf.Che? el malanno? ●che detto hai? ●che dentro
     Vadi, che hora in casa a Gostanza entro:

Ruf.O Ruffo sventurato, & poco accorto.
     Pur se venuto di donne a le mani
     Qual sempre odiasti, meglio era esser morto.
     Meglio esser in galea de catelani,
     Non guardan donne mai ragion ne torto
     Et han quella pieta c’han proprio i cani
     Quando nacquero il Dio andava a spasso
     Et credo la facessi sathanasso.

Di questo mal n’è causa el frappar mio,
     Che m’ha posto alle spalle questo peso:
     S’i vo a Gostantìa che gli dirò io?
     Io potrei esser bastonato & preso,