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appoggiata all’uscio, guardava tristemente i grossi nuvoloni color di piombo che gettavano su di lei le livide tinte del crepuscolo. La giornata era fredda e nebbiosa; le foglie avvizzite si staccavano strisciando lungo i rami, e svolazzavano alquanto prima di andare a cadere sulla terra fangosa, e il rigagnolo s’impantanava in una pozzanghera, dove s’avvoltolavano voluttuosamente dei maiali; le vacche mostravano il muso nero attraverso il cancello che chiudeva la stalla, e guardavano la pioggia che cadeva con occhio malinconico; i passeri, rannicchiati sotto le tegole della gronda, pigolavano in tono piagnoloso.

— Ecco un’altra giornata andata a male! — mormorò una delle ragazze, addentando un grosso pan nero.

— Le nuvole si distaccano dal mare laggiù, — disse Nedda stendendo il braccio; — verso il mezzogiorno forse il tempo cambierà.

— Però quel birbo del fattore non ci pagherà che un terzo della giornata!