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che quei piedi abituati ad andar nudi nella neve e sulle roccie infuocate dal sole, a lacerarsi sulle spine, o ad indurirsi sui sassi, avrebbero potuto esser belli. Nessuno avrebbe potuto dire quanti anni avesse cotesta creatura umana; la miseria l’aveva schiacciata da bambina con tutti gli stenti che deformano e induriscono il corpo, l’anima e l’intelligenza. — Così era stato di sua madre, così di sua nonna, così sarebbe stato di sua figlia. — E dei suoi fratelli in Eva bastava che le rimanesse quel tanto che occorreva per comprenderne gli ordini, e per prestar loro i più umili, i più duri servigi.

Nedda sporse la sua scodella, e la castalda ci versò quello che rimaneva di fave nella pentola, e non era molto.

— Perchè vieni sempre l’ultima? Non sai che gli ultimi hanno quel che avanza? — le disse a mo’ di compenso la castalda.

La povera ragazza chinò gli occhi sulla broda nera che fumava nella sua scodella, come se me-