Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 294 — |
a tutti: — Loro signori favoriranno in sagrestia, a prendere la cioccolata, il dì della festa.
— Lasciamo stare la festa, — disse il vicepretore, — se no, nasceranno degli altri guai.
— I guai nasceranno se si fanno di queste prepotenze, che uno non è più padrone di spassarsela come vuole, spendendo i suoi denari! — esclamò Bruno il carradore.
— Io me ne lavo le mani. Gli ordini del governo sono precisi. Se fate la festa mando a chiamare i carabinieri. Io voglio l’ordine.
— Dell’ordine rispondo io! — sentenziò il sindaco, picchiando in terra coll’ombrella, e girando lo sguardo intorno.
— Bravo! come se non si sapesse che chi vi tira i mantici in consiglio è vostro cognato Bruno! — ripicchiò il vicepretore.
— E voi fate l’opposizione per la picca di quella contravvenzione del bucato che non potete mandar giù!
— Signori miei! signori miei! — andava