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Compare Nino, il fidanzato, vociava per ischerno:

— Viva i miei stivali! viva san stivale!

— Te’! — urlò Turi colla spuma alla bocca, e l’occhio gonfio e livido al pari d’un petronciano.

— Te’, per San Rocco, tu dei stivali! Prendi!

Così si scambiarono dei pugni che avrebbero accoppato un bue, sino a quando gli amici riuscirono a separarli, a furia di busse e di pedate. Saridda, scaldatasi anche lei, strillava “viva San Pasquale,„ che per poco non si presero a ceffoni collo sposo, come fossero già stati marito e moglie. — In tali occasioni si accapigliano i genitori coi figliuoli, e le mogli si separano dai mariti, se per disgrazia una del quartiere di San Pasquale ha sposato un di San Rocco.

— Non voglio sentirne parlare più di quel cristiano! — sbraitava Saridda, coi pugni sui fianchi, alle vicine che le domandavano come era andato all’aria il matrimonio. — Neanche se me lo danno vestito d’oro e d’argento, sentite!

— Per conto mio Saridda può far la muffa! —