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bianchi, e un altro, cui s’era spenta la candela, aveva invano gridato aiuto per anni ed anni.
— Egli solo ode le sue stesse grida! — diceva, — e a quell’idea, sebbene avesse il cuore più duro della sciara, trasaliva.
— Il padrone mi manda spesso lontano, dove gli altri hanno paura d’andare. Ma io sono Malpelo, e se non torno più, nessuno mi cercherà.
Pure, durante le belle notti d’estate, le stelle splendevano lucenti anche sulla sciara, e la campagna circostante era nera anch’essa, come la lava, ma Malpelo, stanco della lunga giornata di lavoro, si sdraiava sul sacco, col viso verso il cielo, a godersi quella quiete e quella luminaria dell’alto; perciò odiava le notti di luna, in cui il mare formicola di scintille, e la campagna si disegna qua e là vagamente — perchè allora la sciara sembra più brulla e desolata.
— Per noi che siamo fatti per vivere sotterra, — pensava Malpelo, — dovrebbe essere buio sempre e da per tutto.