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Il fattore lasciò la mula sulla strada, e scese nel burrone anche lui, cercando di aiutare il puledro ad alzarsi, e tirandolo per la coda. — Lasciatelo stare! — diceva Jeli, bianco in viso come se si fosse fracassate le reni lui. — Lasciatelo stare! Non vedete che non si può muovere, povera bestia?

Lo stellato infatti ad ogni movimento, e ad ogni sforzo che gli facevano fare, metteva un rantolo che pareva un cristiano. Il fattore si sfogava a calci e scapaccioni su di Jeli, e tirava pei piedi gli angeli e i santi del paradiso. Allora Alfio più rassicurato era tornato sulla strada, per non lasciare le bestie senza custodia, e badava a scolparsi dicendo:

— Io non ci ho colpa. Io andavo innanzi colla bianca.

— Qui non c’è più nulla da fare, — disse alfine il fattore, dopo che si persuase che era tutto tempo perso. — Qui non se ne può prendere altro che la pelle, finch’è buona.

Jeli si mise a tremare come una foglia, quando vide il fattore andare a staccare lo schioppo dal