Pagina:Verga - Vita dei campi, Treves, 1897.djvu/157


— 144 —

sino alla vendemmia, il puledro zaino, rimasto orfano, non voleva darsi pace, e scorrazzava su pei greppi del monte, con lunghi nitriti lamentevoli, colle froge al vento. Jeli gli correva dietro, chiamandolo con forti grida, e il puledro si fermava ad ascoltare, col collo teso e le orecchie irrequiete, sferzandosi i fianchi colla coda. — È perchè gli hanno portato via la madre, e non sa più cosa si faccia — osservava il pastore. — Adesso bisogna tenerlo d’occhio, perchè sarebbe capace di lasciarsi andar giù nel precipizio. Anch’io, quando mi è morta la mia mamma, non ci vedevo più dagli occhi.

Poi, dopo che il puledro ricominciò a fiutare il trifoglio, e a darvi qualche boccata di malavoglia, — Vedi, a poco a poco comincia a dimenticarsene.

— Ma anch’esso sarà venduto. I cavalli sono fatti per essere venduti; come gli agnelli nascono per andare al macello, e le nuvole portano la pioggia. Solo gli uccelli non hanno a far altro che cantare e volare tutto il giorno.