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Dove soffriva soltanto un po’ di malinconia era nelle lande deserte di Passanitello, in cui non sorge macchia nè arbusto, e ne’ mesi caldi non ci vola un uccello. I cavalli si radunavano in cerchio colla testa ciondoloni, per farsi ombra l’un l’altro, e nei lunghi giorni della trebbiatura quella gran luce silenziosa pioveva sempre uguale ed afosa per sedici ore.
Però dove il mangime era abbondante, e i cavalli indugiavano volentieri, il ragazzo si occupava con qualche altra cosa: faceva delle gabbie di canna per i grilli, delle pipe intagliate, e dei panierini di giunco, con quattro ramoscelli; sapeva rizzare un po’ di tettoia, quando la tramontana spingeva per la valle le lunghe file dei corvi, o quando le cicali battevano le ali nel sole che abbruciava le stoppie; arrostiva le ghiande del querceto nella brace de’ sarmenti di sommacco, che pareva di mangiare delle bruciate, o vi abbrustoliva le larghe fette di pane allorchè cominciava ad avere la barba dalla muffa — poichè quando si trovava a Passa-